Ancona, Firenze, Palermo, Varese, Venezia, Udine: le design week italiane accendono le luci sulla loro realtà territoriale e sui loro designer. Riunite in un progetto di condivisione di obiettivi e di iniziative, le design week italiane si presentano a Fucina Madre con una mostra che evidenzia linguaggi e tipicità.
I progetti presenti esprimono la complessità e la peculiarità di luoghi caratterizzati da proprie forme espressive e, in alcuni casi, anche dall’uso di materiali locali.
La mostra racconta una storia che insiste nel presente ma dove le tradizioni rivestono un ruolo primario nella descrizione di una manualità o di una produzione industriale che rielabora linee e procedimenti. Così Ancona elabora installazioni ambientali interattive che coniugano stimoli visivi e uditivi. La luce che filtra attraverso le fessure delle lampade presentate dalla design week fiorentina crea un gioco di luce e ombre, mentre Palermo crea un connubio tra arte, design, luci e suoni in un intervento site specific che unisce tradizione e cultura mediterranea. Varese sperimenta l’associazione tra due materiali, il legno e il cemento, che con le loro caratteristiche assecondano la luce e i suoi riflessi. La produzione di Venezia si rifà all’antica tradizione del vetro e all’anima della sua terra. Infine, Udine punta l’attenzione sulla sostenibilità componendo giochi materici e policromi luminosi con gli scarti di lavorazione del PMMA (Plexiglass).
Si tratta di narrazioni contestualizzate in una sede ipogeica affascinante ove risuonano ancora oggi i richiami di una natura antropizzata e visivamente seducente.
In mostra
Sono una serie di lavori che la scultrice Marta Palmieri realizza a partire dal recupero di materiali di scarto derivati dalla lavorazione del vetro. Questi sono realizzati con una massa vetrosa che subisce durante la cottura un processo di espansione; il materiale ottenuto sembra schiuma solidificata e rimane rigido e leggero, è il corpo di oggetti le cui forme sembrano seguire le leggi della materia organica. I colori, attraverso la luce, restituiscono forti contrasti cromatici.
Sono forme primigenie dove la materia costituente è protagonista assoluta e l’architettura delle geometrie contribuisce a restituire un carattere arcaico.
Caratteri che al pari delle elaborazioni sonore ruotano intorno alla natura primordiale degli elementi, alle sue componenti minime, a tessiture ritmiche e cromatiche tese ad evolvere verso impianti stocastici.
Marta Palmieri è nata il 29 marzo 1973 ad Ancona, dove attualmente vive e lavora. Dopo essersi diplomata al Liceo Artistico Statale di Ancona nel 1991, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Urbino e si è laureata in Scultura nel 1997. Durante gli studi ha sperimentato vari materiali: gesso, legno, ferro, cemento, plastica e filati. In quegli anni vince il Premio di Scultura “Edgardo Mannucci”. Gli anni successivi agli studi in Accademia furono interamente dedicati alla ceramica.
Nel 2009 al Concorso d’Arte Ceramica Contemporanea di Pesaro vince il secondo premio e incontra Gian Carlo Bojani. Negli anni successivi collabora con lui a diversi progetti: a Fano nel Bastione Sangallo e a Vilnius. Giancarlo Bojani curerà anche alcune sue mostre personali. Finalista più volte al premio Faenza, dal 2017 ad oggi il suo lavoro ha ottenuto vari riconoscimenti, come finalista alle biennali di Manises (Spagna) e Aveiro (Portogallo), e ai concorsi di Westerwald (Germania) e Saint Quentin de Poterie (Francia), Pechino e Jingdezhen (Cina). Ha partecipato a mostre collettive legate al mondo del design, sia in Italia (Salone Internazionale del Mobile, Milano) che all’estero (Showroom 304 Hudson a New York). In quest’ultima città è rappresentata dalla Hostler Burrows Gallery. I suoi pezzi sono anche esposti alla Permanent Museum Collection del Quanzhou Porcelain Road Art Development Center, Pechino, alla collezione permanente del Tsinghua University Museum e alla collezione permanente del Ceramics Industrial Heritage Museum, Jingdezhen, Cina. In Italia le sue opere sono esposte al Museo della Ceramica Castello Episcopio di Grottaglie, ai Musei Civici di Pesaro e alla Fondazione Accademia di Este. Fanno parte anche della Collezione Bojani fondata nel 2015 a Palazzo Brunori Corinaldo.
Un’opera in tre atti che esplora il potere dell’incontro e dell’intersezione, tra discipline, tradizioni e culture.
Installazioni dall’anima mediterranea che reinterpreta il rapporto tra design, luce e suono in tre momenti essenziali differenti, collegati tra loro ma indipendenti nella fruizione.
Le cisterne dei sassi di Matera, con la loro atmosfera antica e raccolta, esprimono il proprio genius loci attraverso la suggestione, in un susseguirsi spaziale intimo e raccolto, esplorando il confine labile tra arte e design a favore di un progetto esperienziale che coinvolge lo spettatore in una ritrovata interazione con lo spazio.
Il primo atto indaga la relazione tra luce naturale e artificiale attraverso un oggetto luminoso dalla struttura leggera che integra un sistema di specchi per cambiare vita tra giorno e notte, interagendo anche con la luce naturale che attraversa la cisterna.
Nel secondo atto, il suono diventa protagonista nella sua immaterialità: è qui che lo spettatore è invitato a muoversi e giocare con le onde sonore per modificare l’oggetto esposto senza sfiorarlo.
Infine, il terzo atto costituisce un omaggio a Franco Battiato offrendo un momento di riflessione sul presente e su un globale auspicio di rinascita e di luce.
Gli autori
Studio Forward è un’agenzia di architettura e comunicazione nata nel 2004, composta da architetti e creativi specializzati nella progettazione architettonica, interior design, exhibit, visual, graphic, movie, web e interaction che guardando a modelli internazionali pongono alla base del loro operato la convinzione che solo l’interazione tra diverse discipline progettuali sia il fondamento di un efficace concept creativo.
Il dipartimento exhibit di Studio Forward lavora con modelli in cui la multimedialità e l’interazione sono strumenti necessari per la visualizzazione delle narrazioni costruite, e ciò è sempre realizzato relazionando l’oggetto dell’installazione al luogo – lo spazio – circostante.
Tra i lavori più significativi VAS – Videoart Sicilia, Palazzo Bonagia, Palermo (2007); 150 Italiae, Lombardini22, Milano (2011), Humanitas, Palazzetto Agnello, Palermo (2016).
Durante il corso di Tecnologia dei Nuovi Materiali dell’Accademia Poliarte di Ancona, tenuto dal prof. Carlo Antonelli, gli studenti del 2° anno di Industrial Design hanno lavorato sul progetto e la costruzione di un dispositivo elettroacustico per la diffusione sonora.
Il corso si è concluso con la realizzazione di cinque prototipi funzionanti progettati da ciascun studente.
Dopo aver apprezzato il corretto funzionamento di ogni dispositivo, considerando che già 3 degli studenti conoscevano a vario titolo il linguaggio musicale e suonavano strumenti musicali, si è pensato di preparare una performance musicale adatta a mettere in luce le particolari caratteristiche estetiche e sonore di questi dispositivi.
La performance vuole esplorare le possibilità offerte dalla riproduzione audio attuata attraverso più sorgenti sonore, e come questa sia in grado di creare articolati effetti dello spazio sonoro.
Il suono riprodotto da ogni diffusore è costruito e gestito utilizzando il computer che esegue appunto una partitura progettata appositamente. Questo flusso sonoro è stato pensato per poter essere manipolato e contaminato durante ogni esecuzione attraverso l’uso di varia strumentazione.
Elaborazioni sonore che ruotano intorno alla natura primordiale del suono, alle sue componenti minime e a tessiture ritmiche e melodiche che tendono ad evolvere verso impianti stocastici.
La strumentazione con la quale viene controllata la scena acustica serve anche a controllare alcune sorgenti luminose per produrre degli effetti di luce correlati a quanto accade dal punto di vista sonoro.
- Ivan Belardinelli ha progettato e costruito “Cajon” e è al controllo sintetizzatori, percussioni e drum machine.
- Giuseppina Cioffi ha progettato e costruito “Gyom” e è al controllo luci
- Marco Nicola De Filippis ha progettato e costruito “Shelf Sound” e è al controllo luci
- Alessandro Guidobaldi ha progettato e costruito “Mammoth” e è alle tastiere
- Alessandro Tarsi ha progettato e costruito “528 Sound” e è al basso elettrico e al mixer
- Carlo Antonelli ha diretto e coordinato tutto il progetto
FLORENCE DESIGN WEEK in collaborazione con REDO’ FIRENZE
Un rapporto possibile. Design, arte, artigianato
Parlare di design e di rapporto con l’artigianato, potrebbe forse sembrare ad alcuni quasi un’eresia. E’ noto il legame a doppio filo esistente tra l’ambito disciplinare del design e il modello produttivo industriale, in particolar modo nell’area milanese a partire già dalla metà anni cinquanta, che ha dato un notevole contributo alla crescita culturale ed economica dell’Italia ed ha proiettato, anche all’estero, l’immagine più positiva del nostro Paese.
Pertanto, la relazione design – industria appare acquisita, inscindibile ed esclusiva.
Tuttavia, fermo restando che tale relazione ha spesso raggiunto (e ancora raggiunge) elevatissime vette espressive, ci pare che non sia l’unica strada percorribile. Basterebbe ricordare che, alla sua nascita, il design si rapportava ad una idea di industria che, per quanto già avviata sulla scelta tecnologica, era piuttosto lontana dal modello al quale noi oggi facciamo riferimento, assomigliando molto, per l’impiego ancora obbligatoriamente diffuso delle capacità manuali dell’uomo, all’impresa artigiana.
Già questa riflessione basterebbe ad azzardare una possibile riconnessione tra progetto di design ed impresa artigiana. Se poi ripercorriamo le esperienze della cultura del progetto degli ultimi anni, partendo dalle avanguardie artistiche del primo Novecento e passando, poi, attraverso quella stretta relazione design-industria consolidatasi intorno alla metà del secolo, scopriamo l’esistenza di sperimentazioni diverse che, quasi come schegge impazzite, parevano negare proprio quel rapporto.
Evitando di citare altri casi (quali ad esempio i contributi dati da artisti e designers) ci viene invece l’obbligo di ricordare che proprio gli anni ’80 del secolo appena trascorso, una profonda crisi ha attanagliato la produzione industriale di settore, spingendo le imprese ad attuare nuove strategie produttive. In quegli anni, era l’inizio di quella che sarà in seguito definita “era postindustriale”, si modificarono e si ridefinirono i criteri di fondo, proponendo l’eliminazione dell’assunto di una produzione per un mercato di massa, per sostituirla con una strategia produttiva differenziata e di qualità estetica elevata destinata ad un mercato di nicchia. È dunque possibile e lecito parlare di rapporto diretto tra momento ideativo, territorio di architetti e designer, e momento produttivo artigiano.
Proponendo per la prossima edizione di MATERA DESIGN un evento espositivo legato al mettere in luce, attraverso la luce, le botteghe, la produzione degli artigiani attraverso un percorso della scena creativa Fiorentina, con le proposte di questi designer-artigiani contemporanei, in collaborazione con il Maestro Valerio Salvadori e REDO’ FIRENZE.
Torrebianca, Rossoblù, Zona Notte sono le lampade che Giorgio Ceccotti ha creato per Light Up Italian Design Weeks. Sono realizzate a mano, una per una, a partire dagli scarti di produzione di aziende che vendono e lavorano il PMMA (polimetilmetacrilato, conosciuto anche come Plexiglass). Gli scarti sono di materiale nuovo, ancora protetto dai fogli adesivi, di dimensioni e colori assortiti. Il designer li curva a mano, usando un phon industriale, in modo da riscaldare la lastra solo nel punto dove vuole ottenere una curvatura. Attraverso l’uso di fori passanti e rivetti in alluminio, assembla i diversi pezzi in modo da ottenere una composizione funzionale.
Il tema di Udine Design Week 2021 è Semplicità Complesse. I concetti che proponiamo come riflessione a partire dalla scelta di esporre questi oggetti sono:
è buona pratica saper costruire oggetti complessi a partire da pezzi semplici;
la plastica è un materiale prezioso che non va disperso ma riciclato o riutilizzato, come in questo caso;
il design è disciplina centrale nel saper come organizzare la materia attorno ad un oggetto d’uso attingendo semplicemente ad un bacino di forme e colori.
Giorgio Ceccotti ha lavorato come free-lance industrial & product designer dal 1990 a Milano, Londra, Los Angeles. Nel 2001 ha fondato a Roma R.E.M.O. (Ricerca Estesa Meraviglioso Organizzato), studio impegnato sui temi della sostenibilità ambientale e del Ri-uso progettando e auto-producendo pezzi unici e piccole serie di arredi e complementi con materiali naturali o ecocompatibili, scarti di produzione, sottoprodotti. Insegna Modellistica per il Design all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Pensare a Venezia è immaginare una città costruita su palificazioni in un’atmosfera particolare tra cielo e acqua. L’installazione nei sassi di Matera richiama l’attenzione su questi elementi e ci trasporta in una storia millenaria in cui il vetro è protagonista e negli anni è diventato l’elemento base per la costruzione di grandi lampadari che decorano tutt’oggi palazzi, hotel, moschee. Murano era un grande centro di produzione ed esportazione. Il libro, realizzato con la tecnica della vetrofusione, proposto da Anita Cerpelloni, sembra raccontare una storia millenaria. I libri di parole si sono trasformati in libri trasparenti di vetro retro illuminati. Il lavoro si intitola “Parole NONdette – No Books -Trasparenze” testimonia la trasformazione contemporanea di libri in oggetti di esposizione non più d’uso. Ulteriori suggestioni sulle superfici vitree ci sono date dalla lampada a LED che retroillumina la composizione della piastra vitrea rivelando il portale luminoso che l’artista ha composto con le canne di vetro. La luce esalta la trasparenza e i colori del vetro in una simbiosi magica. Il progetto nasce nel contesto del laboratorio per creativi di vetrofusione del Maestro Eros Raffael tenutosi nel 2019 presso l’istituto tecnico di grafica e comunicazione.
Venice Design Week che si tiene dal 9 al 17 ottobre 2021 permette un viaggio tra antico e contemporaneo. Tra i vari percorsi il percorso del vetro viene proposto per far entrare in contatto pubblico e creativi con produzioni particolari che tutt’oggi sono peculiari a Murano, si entra in fornaci, tra cui citiamo Fornace Galliano Ferro, Fornace Mian, Wave Murano Glass, pronte al dialogo con i professionisti per creare progetti su misura di notevole importanza. Negli anni sinergie e nuovi progetti sono nati da questi incontri in isola che rendono il network offerto dalle design week un momento di reale contatto e inizio di rapporti che si consolidano con realizzazioni in tutto il mondo.
VARESE DESIGN WEEK A MATERA CON UN PROGETTO DEL DESIGNER VARESINO STEFANO ZELLNER
È un appuntamento internazionale, che promuove design, cultura e territorio attraverso un percorso di valorizzazione del design e della cultura volto a stimolare l’interesse, non solo degli addetti ai lavori, ma di un pubblico più ampio, curioso e interessato al bello, alla ricerca del gusto e alla rivalutazione della città nei suoi luoghi più significativi. I protagonisti dell’appuntamento varesino sono Designer e Aziende che hanno l’occasione di presentare le loro realizzazioni, in un’importante vetrina di respiro internazionale e nell’ambito di un circuito fortemente legato alla creatività, alla progettazione e alla messa in produzione dell’oggetto industriale e artigianale.
Varese Design Week è un progetto nato nel 2016 con l’obiettivo di sdoganare l’idea comune della inaccessibilità del design come “materia” di interesse per pochi.
La narrazione del processo creativo deve essere veicolo di sensibilizzazione verso le tematiche di attualità più emergenti come l’inclusione, l’ambiente, la sostenibilità.
Nel 2021 anno della Rinascita, Varese Design Week punta sui giovani designer, protagonisti di una nuova era del progetto italiano, proiettata verso le sfide del futuro, nella consapevolezza del valore originario del design made in Italy.
A Matera sperimenta l’associazione e il connubio tra due materiali, il legno e il cemento, che con le loro caratteristiche assecondano la luce e i suoi riflessi. Con le creazioni del designer varesino Stefano Zellner sceglie per Matera Fucina Madre un design versatile e innovativo dalle linee semplici, in cui si sposano funzionalità e bellezza.